Ospedale T.M. Mascia (San Severo) in terapia intensiva!

Foggia -

Gli echi degli ultimi giorni, riguardanti il rispetto di una direttiva europea vecchia di oltre vent’anni, ha riportato il dibattito (mai morto) sul futuro dell’Ospedale di San Severo; un futuro a tinte molto fosche se è vero che quanto sta succedendo molto presto porterà a far dire al Cittadino a cosa serve un simile Ospedale. È bene ricordare che l’Ospedale di San Severo nel nuovo Piano di riordino ospedaliero regionale viene classificato come “Ospedale di I° livello” (al pari di Cerignola mentre il Riuniti e San Giovanni Rotondo sono considerati di II° livello). Tale classificazione prevede che ci siano nel nostro Ospedale determinate specialità e qui cominciano i guai.

Negli ultimi tempi al “T.M.Mascia” hanno indebitamente sottratto alcuni reparti, essenziali per rientrare nella classificazione assegnatagli, ad altri reparti hanno ridotto i posti letto ; ad altre UU.OO. viene proibito (con ordini di servizio) di svolgere la propria attività a favore di Cittadini non ricoverati; ad altri reparti viene impedito, artatamente(di chi questa volontà?), di raggiungere gli standard quantitativi e qualitativi. Un dejà vue: la nefrologia, che nel 2001 ha perso la connotazione di reparto per entrare in un marasma interaziendale che gli ha impedito di essere diretta da un responsabile medico che si interfacciasse con i vertici aziendali e regionali per ottenere , secondo l’ottica “aziendalistica”, le risorse necessarie. Stessa sorte sta seguendo l’ortopedia , che, nonostante gli enormi sforzi del personale tutto e il fabbisogno che si registra e si soddisfa nonostante l’esiguità numerica degli ortopedici, nel giro di un anno si è vista dimezzare i posti letto. Questo accade da prima che esplodesse il clamore della sentenza sulla illegittimità delle leggi italiane che violano le condizioni di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori ( le varie leggi di stabilità di finanza pubblica e la famigerata legge Brunetta – riduzione degli organici, blocco delle assunzioni, piani di rientro per deficit causati da altri “capitoli di spese”-tutte dichiarate illegittime dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea, se viene letta bene).

Qui non possiamo non citare quanto sta succedendo per il servizio di senologia, un servizio che oltre ad essere delicato e importante per tantissime donne (ed i numeri ci sono tutti), viene di fatto smantellato e le Cittadine (tantissime) che si rivolgono ad un medico competentissimo oggi sono “invitate” a rivolgersi ad altri lidi (preferibilmente privati). Ma qui hanno davvero “toppato”, possibile che i nostri direttori aziendali ignorano, anche sta volta, che il Parlamento Europeo “ha indicato la lotta al cancro della mammella come una delle priorità della politica sanitaria degli Stati membri” che non può limitarsi “concedendo” al nostro centro poche ore settimanali per il solo screening, visti i dati di aumento esponenziale di questa patologia. Dopo aver letto l’intesa della Conferenza Stato –Regioni 18 dicembre 2014 in cui si prevede l’istituzione di una rete di attività e servizi, raccordati tra di loro, per la prevenzione , la cura e il follow up del cancro alla mammella, ci sembra davvero dissennato ed illegittimo che l’esperienza ventennale maturata dal nostro centro venga buttata alle ortiche.

I fatti, anche alla luce delle ultime dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale che vorrebbe chiudere almeno 25 Ospedali in Puglia, stanno così e ci confermano che l’ aver messo taluni direttori professionisti nelle chiusure di ospedali non è stato né caso né un obbligo ma scientemente deciso. Si tratta proprio di questo perchè quando si fanno ordini di servizio per chiudere reparti, accorparli e ridurre le prestazioni da offrire non ci saranno più i numeri e la chiusura di tutto l’ospedale sarà ineluttabile, “naturale”.

NON ACCETTEREMO MAI IL RIDIMENSIONAMENTO NE’ TANTOMENO LA CHIUSURA DI UN SERVIZIO PUBBLICO COSI’ ESSENZIALE PER LA VITA DELLE PERSONE . SE NON TUTTO FUNZIONA VA POSTO RIMEDIO E NON SI FANNO PAGARE AI CITTADINI LE SCELTE SCRITERIATE DI UN CETO POLITICO CHE SI E’ “INGRASSATO” A DISCAPITO DELLA SANITA’.

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