Esternalizzazione delle attività dell’Arsenale, le grandi lobby minacciano le imprese locali. USB scrive al sindaco di Taranto
Il Coordinamento prov.le USB, rappresentato da Giuseppe Di Costola e Massimo Padula, e l’Esecutivo USB Difesa, rappresentato da Raffale Mancuso hanno scritto al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, a seguito dell’incontro tenutosi la settimana scorsa con l’autorità pdolitica del Dicastero della Difesa, presieduta dal Gen. Serino, capo di gabinetto del ministro, a cui ha partecipato il Sottosegretario di Stato, Angelo Tofalo. Argomento all’ordine del giorno, il piano assunzionale triennale della Difesa e la norma che investe, in particolare, il futuro dell’Arsenale di Taranto, riportata nel decreto “Rilancio”, Legge 77/2020, il quale recita all’art. 211 comma 2: “Fatte salve le prioritarie esigenze operative e manutentive delle Forze armate e al fine di favorire la più ampia valorizzazione delle infrastrutture industriali e logistiche militari, il Ministero della Difesa, per il tramite di Difesa servizi S.p.A., ai sensi dell’articolo 535 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n.66, può stipulare convenzioni ovvero accordi comunque denominati con soggetti pubblici o privati, volti ad affidare in uso temporaneo zone, impianti o parti di essi, bacini, strutture, officine, capannoni, costruzioni e magazzini, inclusi nei comprensori militari”.
Una norma nei confronti della quale l’USB non ha potuto che esprimere il proprio disappunto, sottolineando l’incuranza dei governi precedenti e la superficialità di quello attuale su ciò che il sindacato denuncia da anni, ossia la assoluta necessità di riaprire le ex Scuole Allievi Operai (norma attualmente vigente e prevista dal Codice dell’Ordinamento Militare D.lgs. 66/2010), la cui formazione doveva essere effettuata a titolo gratuito dalle maestranze civili per il successivo impiego nello stesso Arsenale o presso settori industriali al fine di sopperire al ricambio generazionale, tanto decantato da soggetti politici, il cui unico scopo è stato quello di arrivare a quello che USB ha definito punto di non ritorno.
L’USB ha denunciato il rischio reale, fondato sui dati forniti e riportati nel piano industriale della Marina che da anni ha richiesto ai vari rappresentanti del dicastero, un Piano assunzionale d’emergenza, il cui esito è stato quello dell’ottenimento dell’ assunzione per sole 315 unità nel triennio 2020-2022, come previsto dall’art. 11 della Legge del 13 ottobre n.126; le relative procedure, a causa dell’emergenza Covid-19, verranno espletate solo dopo la cessazione dell’emergenza, al momento alquanto incerta e sicuramente non prevedibile. Insomma, un problema sul quale il Governo è chiamato ad intervenire tempestivamente con concreti provvedimenti.
Dopo l’ottenimento dell’apertura dei tavoli tecnici, secondo l’impegno assunto dal Ministero, ed il coinvolgimento delle istituzioni locali, provinciali e regionali, USB ha ritenuto di chiedere risposte al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Cosa pensa di fare il primo cittadino per favorire l’indotto locale e ridurre i livelli di disoccupazione, ritenuti inaccettabili?
Dopo la beffa di ArcelorMittal, Taranto non può assolutamente permettersi di vedere soccombere l’economia locale; deve piuttosto creare nuove occasioni di sviluppo e quindi occupazione per i tanti giovani che, in questo caso, potrebbero essere impiegati da subito per sopperire alle carenze organiche in Arsenale. Opportuno dunque favorire le imprese locali ed evitare l’affidamento a grosse lobby, anche estere.
L’USB chiede dunque l’immediato avvio di un tavolo, peraltro già istituito, in cui tutti i soggetti interessati al bene della collettività tarantina, individuino a stretto giro possibili soluzioni da proporre alla politica e da introdurre nella prossima Legge di Stabilità.
L’USB preannuncia azioni di contrasto per rivendicare le legittime aspettative della città di Taranto.
Il Coordinatore nazionale USB P.I. Difesa
Costantino Ferrulli