LECCE: ASSEMBLEA REGIONALE INPS CONTRO LA RIORGANIZZAZIONE DELL'INPS

Lecce -

Oltre 200 Lavoratori hanno partecipato all’Assemblea presso la Sede INPS di Lecce per ribadire la propria contrarietà alla “RIORGANIZZAZIONE”

 

 

Dopo un travagliato inizio, dovuto all’ostruzionismo opposto dalla Direzione della Sede di Lecce al pieno esercizio delle prerogative sindacali dei lavoratori, l’Assemblea regionale del personale INPS ha, grazie alla pervicacia dei numerosi partecipanti, che hanno preteso la disponibilità della sala deputata al front-office, conquistato un idoneo spazio di partecipazione, interrompendo di fatto, l’attività di sportelleria, in pieno svolgimento. Del resto, la straordinaria partecipazione dei colleghi, giunti da tutte le sedi della regione (Foggia, Andria, Bari, Casarano, Brindisi e Taranto), rendeva indispensabile lo svolgimento dell’assemblea nel salone a piano terra. Nonostante sia stata posta in essere una ingiustificabile opera di intimidazione nei confronti dei colleghi di Lecce, atta ad impedire la libera partecipazione degli stessi all'assemblea, il dibattito ampio e sentito, si è, comunque, dipanato sulle gravi problematiche dei Lavoratori e dello “stato sociale”.

 

Circostanza di rilevante e positiva portata è costituita sicuramente dall’adesione all’iniziativa di mobilitazione dei rappresentanti sindacali e colleghi che fanno riferimento ad altre sigle, per via della trasversalità e delle ragioni unificanti, derivanti dalle materie trattate.

E' emersa forte insoddisfazione e insofferenza nei confronti di quei sindacati che hanno tradito la loro missione, passando dalla fase del conflitto, nel corso della quale risultavano quantomeno chiare le contrapposte posizioni, alla fase della concertazione, che ora si è conclusa per lasciare il posto a quella della complicità di alcune O.S. con l’attuale quadro di governo dell’Ente e del Paese.

Indifferibile è l’esigenza di ritrovare primariamente quella unità di intenti smarrita,  avendo ogni singolo lavoratore il dovere di non rassegnarsi, ma di richiamare il sindacato alle proprie responsabilità, supportando in ogni caso, chi invece continua la lotta con estrema coerenza e chiarezza.

 

Dagli interventi ascoltati, al di là delle singole problematiche tecniche e organizzative, ci preme sottolineare che sono stati richiamati i temi della SOLIDARIETA' tra i colleghi, che viene meno  dinanzi alla riorganizzazione e all'applicazione delle fasce di merito per l'incentivo, che di contro lasciano spazio al clientelismo più becero e all'accaparramento dei lavori che offrono maggiori possibilità di produzione in termini di indice omogeneizzato, favorendo, ad esempio, la fuga dal front-office, Ambito lavorativo non destinatario di adeguati parametri di valutazione.

A tal proposito è stato evidenziato come il progetto EMOTICON viene ignorato dalla stragrande maggioranza dell'utenza, che quando si esprime in relazione alla qualità del servizio reso, lo fa riconoscendo ai lavoratori dell’Istituto grande professionalità, serietà e - per non scontentare nessuno - cortesia.

 

Altro argomento molto sentito e sinceramente sofferto è stato quello della PARCELLIZZAZIONE DEL LAVORO, ritenuta dequalificante e che sottrae passione per il lavoro, dignità, professionalità e potere contrattuale ai lavoratori, che preclude occasioni di crescita e quindi di miglioramento economico e professionale; in siffatta materia è indispensabile riportare l'Amministrazione al tavolo delle trattative.

 

Ha impressionato la diffusa consapevolezza dell'attuazione dello SMANTELLAMENTO dell'INPS e dello STATO SOCIALE, e la necessità di uno scatto di orgoglio dei lavoratori, che non devono piangersi addosso, ma riprendere la lotta come un'onda al fine di raggiungere Roma, perché, come rimarcato da numerosi colleghi, la politica sta letteralmente saccheggiando la storia di questo Ente - fiore all’occhiello nel panorama della P.A. - quella della nostra famiglia e dei nostri figli.

 

 

 

Il sentire comune è che la riorganizzazione in atto sia stata pensata nelle stanze chiuse del potere, da una società che risulta specializzata in fallimenti, senza tenere conto delle complesse  realtà lavorative e delle peculiarità locali, e che quindi è stata calata dall'alto, in assenza della sia pur minima condivisione e presenta molteplici criticità, evidenziate dalla sperimentazione in atto.

 

Tali criticità sono oggetto di correttivi, che, “alla fine della fiera” ci riconducono, come nell'antico gioco dell'oca, al punto di partenza, e cioè a lavorare come abbiamo imparato a fare nel corso degli ultimi decenni, integrando conoscenze, attività e procedure; in una parola FACENDO SISTEMA. 

Sul punto siamo chiari: NON PERMETTEREMO A NESSUNO DI GIOCARSI A DADI LA NOSTRA DIGNITA' E IL NOSTRO FUTURO.

Si sottolinea, in ogni caso, l’inadeguata FORMAZIONE anche nei confronti dell'utenza specializzata.

 

In sintesi, i lavoratori avvertono una gran confusione e assistono ad un vicendevole “scaricabarile” in tema di adempimenti ed attività.

Inoltre vari interventi si sono collegati ai principi del  decreto Brunetta che "peggiora la situazione della riorganizzazione in atto, in quanto l’Amministrazione richiamandosi alle nuove norme (anche se non ancora in vigore vedi sentenza di Torino) opera a vari livelli saltando a piè pari qualsiasi contrattazione o confronto e utilizzando i lavoratori a proprio arbitrio calpestandone in toto dignità e professionalità"

Un’ultima considerazione è d’obbligo: se l’organizzazione <per Unità di Processo> sembrava un programma troppo ambizioso da realizzare, ora la situazione sembra  essersi capovolta, con la sensazione, molto concreta, che si tratti di una ristrutturazione che verrà realizzata più facilmente, in quanto porta ad uno scadimento della qualità dei servizi resi alla cittadinanza, con un avvilente rincorrersi di responsabilità, che non tiene minimamente in considerazione il rapporto tra CARICHI DI LAVORO ed ORGANICO EFFETTIVO.

L'Amministrazione è ormai avviata verso l'esternalizzazione e l'utilizzo sempre più massiccio di lavoratori precari, con contratti di somministrazione, che sovvertono i sacrosanti principi e le disposizioni dettati dapprima dallo Statuto dei Lavoratori, e successivamente dalle direttive comunitarie (in primis la Direttiva 1999/70/CE) e dalla conseguente normativa di recepimento italiana (d.lgs. n°368/2001), che prescrivono, quale regola, forme di assunzione a tempo indeterminato e solo eccezionalmente permettono il reclutamento di lavoratori tramite strumenti contrattuali flessibili e precari.     

 

Si tratta, in conclusione, della conseguenza di  scelte politiche iniziate con la riforma delle pensioni nel 1995, che conducono all’erogazione di pensioni da fame, e che si prefiggono, come obiettivo ultimo, la privatizzazione del Sistema Previdenziale, passando per lo scippo del TFR, che la nostra Organizzazione ha sempre osteggiato.

E’ necessario respingere con forza il facile sentimento di smarrimento e di vittimistica rassegnazione, e occorre riprendere in mano il nostro destino, aderendo in massa alle azioni di lotta, prima che ci  riducano ulteriormente ciò che rimane dei nostri diritti, anche sindacali.

 

L’assemblea si è chiusa con l’impegno e l’invito, accolto favorevolmente,

di continuare a ROMA il percorso di mobilitazione.

 

CHI LOTTA PUO' ANCHE PERDERE,

MA CHI NON LOTTA HA GIA' PERSO IN PARTENZA