I braccianti di Torretta Antonacci: Soumahoro non parla a nome nostro, noi proseguiamo con USB
Il progetto di autogestione dell’insediamento di Torretta Antonacci, conosciuto anche come il ghetto di Rignano nelle campagne di Foggia, ha una lunga storia che ha visto sempre protagonisti gli abitanti e l’USB uniti dalla comune volontà di conquistare condizioni di vita e di lavoro dignitose e di impedire speculazioni sulla pelle dei braccianti. Da anni la comunità di Torretta assieme all’USB ha rappresentato alle autorità tutte, dalla Prefettura alla Regione ecc., in una lunga serie di incontri, la volontà di realizzare un progetto di autogestione. Esso si fonda sulla capacità di autodeterminarsi da parte di una comunità che ha dimostrato in tanti anni di vita in comune di sapersi autogovernare pur essendo costretta a vivere in condizioni di estrema difficoltà. Chi ha avuto la possibilità di conoscere come viviamo sa in che condizioni di estrema precarietà siamo stati costretti in tutti questi anni e quanto abbiamo dovuto combattere anche solo per avere accesso all’acqua potabile o a strutture prefabbricate, moduli abitativi li chiamano, che hanno affiancato la nostra baraccopoli da qualche anno.
Sulle vite di noi braccianti si fanno tanti soldi. Li fanno le aziende agricole e tutta la filiera agroalimentare. Ma li fanno anche le strutture dell’accoglienza. Noi abbiamo sempre rifiutato chi si permette di speculare sulle nostre vite e ci lascia vivere in queste condizioni. Ed abbiamo sempre combattuto per l’autogestione del nostro insediamento insieme all’USB.
Nell’estate del 2020 in un incontro tenutosi con le autorità, riproponemmo la volontà di presentare un progetto di autogestione del campo. Ma le autorità hanno preferito spendere milioni di euro in progetti che arricchiscono associazioni e società, spesso in combutta con partiti e sindacati complici, invece di sostenere e autorizzare un progetto che rafforzerebbe la dignità e la capacità di autorganizzarsi di più di mille lavoratori agricoli. E quindi non se ne fece nulla. L’organizzazione degli ultimi fa paura, perché rischia di compromettere equilibri ed interessi consolidati sulla nostra pelle e sul nostro sudore.
Dal 30 settembre di quest’anno, però, la nostra comunità è stata lasciata nel più completo abbandono: non c'è più nessun ente gestore della foresteria di Torretta Antonacci, con il rischio di gravi conseguenze come dimostra il caso dei sei lavoratori intossicati il 7 dicembre perché cercavano di riscaldarsi con il fuoco in un container, a seguito dell'ennesima interruzione da giorni di energia elettrica. Il rischio adesso per noi abitanti di Torretta non è solo quello dell’abbandono fisico da parte delle istituzioni, della completa indifferenza per le nostre condizioni di vita, ma anche la decadenza della convivenza anagrafica e quindi l'iscrizione anagrafica per centinaia di persone, senza la quale non possiamo rinnovare il permesso di soggiorno, non possiamo ricevere la corrispondenza, la tessera sanitaria, ecc. Non ci sono la Protezione civile né la Croce Rossa e pure la Misericordia è stata costretta ad andarsene. Non c’è più nessuno. Abbiamo anche proposto per l’ennesima volta alle autorità, in un recente incontro, di costituirci in associazione per risolvere la questione della gestione della struttura a titolo completamente gratuito pur di trovare una soluzione.
Il 19 dicembre si è effettivamente svolta una piccola assemblea a Torretta. Si sono decise solo poche cose, come la possibilità per chiunque, associazioni, sindacati, ecc. di entrare e svolgere la propria attività con i propri simboli, purché li tolgano una volta conclusa l’attività.
Contrariamente a quanto scritto in un comunicato firmato arbitrariamente “Assemblea degli abitanti di Torretta Antonacci”, comparso sulla pagina facebook di Aboubakar Soumahoro, non abbiamo assolutamente deciso di organizzarci nella Lega Braccianti. Piuttosto ci sono domande che da tempo rivolgiamo proprio ad Aboubakar su come vengono prese le decisioni all’interno di questa Lega e come è possibile che i suoi soci fondatori non vengano mai consultati. Sono domande che gli abbiamo rivolto direttamente, in più occasioni, senza mai ricevere risposta. Se è vero che non abbiamo mai permesso a nessuno di parlare a nome nostro, tantomeno lo permettiamo al sig. Soumahoro.
Giovedì 16 dicembre abbiamo costruito con l’aiuto dell’USB e senza grande clamore, alcune strade con ghiaia e breccia per evitare di doverci muovere nel fango tra le casupole di lamiera di Torretta Antonacci. L’altra sera un gruppo di aderenti alla "Lega Braccianti E.T.S.” (Ente del Terzo Settore) ha divelto l'insegna della strada, dedicata a due braccianti arsi vivi nell'incendio della baraccopoli nel marzo 2017, per poi minacciare alcuni abitanti del luogo, rei di mantenere esposto sulla loro baracca una bandiera USB. Un comportamento inqualificabile che ci auguriamo non torni a ripetersi.
L’attività sindacale che da anni USB svolge nella comunità di Torretta Antonacci si è rivelata preziosa per la tutela dei diritti dei suoi abitanti. Per un tempo questa attività è stata sviluppata assieme ad Aboubakar, che poi dal luglio del 2020 ha deciso di lasciare l’USB. È un suo diritto e non glielo abbiamo contestato. Così come resta un nostro diritto continuare nella scelta dell’organizzazione sindacale indipendente e nella prosecuzione del percorso intrapreso con USB. Sappiamo che è una scelta complicata e che abbiamo molti nemici da combattere. Anche la personalizzazione e la strumentalizzazione della nostra condizione è un nemico che vogliamo combattere.
C’è ancora tanta strada da fare per conquistare una condizione di vita dignitosa, e in questo cammino sarà decisiva la capacità di rafforzare il percorso di organizzazione sindacale indipendente così come il nostro progetto di autogestione di Torretta Antonacci. E in questo percorso USB ci sarà, è ora che in tanti se ne facciano una ragione.
Abitanti e delegati USB di Torretta Antonacci