Ex Ilva, molte parole pochi fatti. Il futuro di Taranto nelle mani di ArcelorMittal
Soldi pubblici alla multinazionale: questo è il rischio di un piano a lungo termine che vede impegnato il Governo, col rischio che non si realizzi mai diventando solo l’ennesima elargizione di soldi pubblici al privato, di socializzazione delle perdite tutto a scapito di cittadinanza e lavoratori.
Oggi il Governo ha presentato – se così si può affermare – il piano per ArcelorMittal, l’impianto siderurgico tarantino, in cui Stato e azienda opereranno per un coinvestimento finalizzato a garantire e potenzialmente aumentare i livelli occupazionali e ad abbattere infine le emissioni nell’ambito di elementi di forte innovazione ed investimento per la complessiva decarbonizzazione dello stabilimento.
La realizzazione di questo piano però, che dovrebbe a parole portare lo Stato a garantirsi il controllo a maggioranza dello stabilimento dopo la seconda metà del 2022, è subordinato all’approvazione del piano ambientale, al dissequestro degli impianti e alla definizione di un accordo sindacale ad accompagnamento del piano industriale di cui però oggi nessuno ha letto ancora una riga. Ed è proprio questo il nodo:
USB, pur non avendo preclusioni alla discussione, ritiene che oggi ci siano sul tavolo solo dei “titoli”. Rimane difficile affrontare qualsiasi discussione o trattativa senza aver ancora visto il piano industriale ed il progetto nella sua complessità, messo “nero su bianco”.
Questa sembra essere una discussione in cui per potersi confrontare sul contenuto del libro devi prima averne condiviso la bontà della copertina. Il metodo delle “scatole cinesi” non può essere il metodo con cui affrontare questa partita, soprattutto se si vuole davvero coinvolgere le parti sociali e gli enti locali in un percorso condiviso e trasparente.
USB inoltre ha richiesto al tavolo contezza della questione dell’integrazione alla CIG e dell’apertura di un confronto sulla proposta fatta al Governo sulla gestione del personale, in merito ai percorsi legati all’amianto e lavoro usurante. Su questo argomento il ministro Catalfo ha garantito il suo interesse (l’integrazione alla CIG sarà prevista nel prossimo Decreto Ristori) e il ministro Patuanelli ha garantito la convocazione di un tavolo ad hoc per poter discutere le proposte presentate da USB.
Piccola querelle oggi con il ministro Roberto Gualtieri rispetto all'integrazione salariale dei lavoratori ex Ilva in AS. Il ministro ha dichiarato che l’emendamento non è stato presentato anche se noi abbiamo prova del fatto che è nella documentazione. Abbiamo poi sollecitato il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ad inserirlo nel Decreto Ristori, per ottenere la continuità. Dal ministro del Lavoro abbiamo quindi ottenuto l'impegno a procedere in questo modo.
La nostra organizzazione vuole discutere di certezze, di un piano che risponda agli interessi di lavoratori e della città di Taranto, un piano che dia indicazione dell’idea di sviluppo ed innovazione che oggi può essere determinata solo da una vera governance di Stato.
Concludiamo prendendo spunto dalle parole dell’a.d. di Invitalia, Domenico Arcuri, secondo il quale sono fondamentali dialogo e condivisione, per dire che tutto ciò deve essere dimostrato con i fatti, aprendo innanzitutto ai rappresentanti di un territorio. Ci aspettiamo dunque che sindacati e enti locali diventino finalmente protagonisti nella vicenda ArcelorMittal.
Sasha Colautti USB Lavoro Privato
Francesco Rizzo USB Taranto