Ex Ilva, il governo fa la sua proposta ma a ArcelorMittal e non smentisce un nuovo decreto straordinario contro i magistrati
Il ministro Patuanelli ha esposto alle organizzazioni sindacali le linee guida del piano che il governo ha elaborato per sottoporlo ad ArcelorMittal. Obbiettivo dichiarato, rilanciare la produzione siderurgica in Italia attraverso un intervento dello Stato nella proprietà dell'acciaieria che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe divenire modello a livello europeo dal punto di vista ambientale.
In sostanza il governo vorrebbe proporre ad ArcelorMittal il traguardo della produzione di 8 milioni di tonnellate annue attraverso nuove tecnologie (elettrico, gas, preridotto) per ridurre, senza cancellare, l'uso del carbone, mantenendo inalterati i livelli occupazionali ma collocando un numero imprecisato di lavoratori in cassa integrazione per un periodo non meglio definito ma certamente lungo. Ha esposto inoltre in estrema sintesi la volontà di attuare una serie di misure risarcitorie per Taranto: investimenti aggiuntivi nel contratto di sviluppo; recupero centro storico e Tamburi; porto e nuovi insediamenti di società partecipate sull'area.
Positivo che finalmente tutti, o quasi, si rendano conto che senza lo Stato non c'è alcuna soluzione, tuttavia il governo pensa ad una partecipazione non di maggioranza, destinata quindi ad essere perennemente ostaggio del privato di turno, sia esso ArcelorMittal se accetterà o un'altro gruppo siderurgico.
A esplicita richiesta di USB sulla veridicità delle agenzie di stampa in merito a una decretazione d'urgenza per mantenere in attività Afo2 e bloccare quindi l'attività della magistratura, il governo non ha smentito.
ArcelorMittal non ha più alcuna credibilità, come testimonia bene la violenta reazione contro i lavoratori con la comunicazione di 3500 lavoratori in cigs non appena è stata resa nota la sentenza che impone lo spegnimento di Afo2. Il governo deve prenderne atto, dichiarare concluso il rapporto con la multinazionale e perseguirla legalmente.
USB ha nuovamente proposto di realizzare un accordo di programma per la chiusura dell'area a caldo di uno stabilimento ormai obsoleto come unica possibilità per l'alternativa che Taranto e i lavoratori dell'ex Ilva si attendono. Abbiamo dichiarato di non credere all'ambientalizzazione dello stabilimento e chiesto di intervenire per rifinanziare il fondo per l'integrazione economica ai cassintegrati in AS e l'estensione della stessa a tutti i cassintegrati ArcelorMittal. Così come abbiamo posto il tema occupazionale e del reddito dell'appalto, troppo spesso dimenticato. USB si è detta indisponibile a sottoscrivere accordi di cassa integrazione con ArcelorMittal. Continuare a trattare con ArcelorMittal è sbagliato. La multinazionale ha testimoniato inaffidabilità, disprezzo per lavoratori, cittadini e istituzioni. Puo fare solo una cosa: andarsene.
Continueremo a lottare per liberare Taranto
Sergio Bellavita usb nazionale
Francesco Rizzo USB Taranto