"...con chi vai... chi sei"
La segreteria della Cgil decide di invitare Giorgia Meloni al proprio congresso nazionale: una bella operazione di “democratic-washing”
Ci troviamo di fronte ad uno dei governi più reazionari della Storia del nostro Paese dal Dopoguerra ad oggi.
Un governo che dichiara guerra ai più poveri e disperati, favorendo i ricchi.
Un governo che decide di eliminare il Reddito di Cittadinanza, una misura che pur tiepidamente negli ultimi 3 anni ha dato fiato alle famiglie più in difficoltà e un appiglio a persone che hanno sempre subito sfruttamento lavorativo ai limiti della disumanità e che hanno avuto finalmente almeno la possibilità di rifiutarlo per tutelare la propria dignità e il tempo di cercare qualcosa di meglio.
Un governo che ha delle grosse responsabilità sulla strage di Cutro, e che promette leggi ancora più razziste e punitive nei confronti di chi pratica la solidarietà.
Un governo che con l'autonomia differenziata taglia risorse importanti ad un Sud già martoriato.
Un governo che nel frattempo cerca di garantire profitti alle lobby, come nel caso delle proroghe delle concessioni balneari fortunatamente stoppate dal Consiglio di Stato.
E potremmo continuare. Potremmo riempire pagine e pagine.
La segreteria della Cgil decide di invitare Giorgia Meloni al proprio congresso nazionale. Una scelta che stupisce persino noi che da sempre ne critichiamo l’approccio morbido e compiacente nei confronti del Potere, e il modello di concertazione che ha portato ad accordi e contratti nazionali al ribasso, nonché alla sconfitta inesorabile di tantissime vertenze che avrebbero meritato ben altro esito attraverso il conflitto.
Ma tant’è.
Potremmo scervellarci sulle motivazioni recondite che hanno portato a tale controversa decisione; probabilmente si tratta di un tentativo di attestarsi agli occhi di questo governo come un interlocutore ricettivo e affidabile, del resto come già fatto con tutti gli altri governi. Ma non ci interessa nemmeno più di tanto.
Sicuramente un sindacato non è tenuto a fare intervenire figure istituzionali in carica ai propri congressi. Un congresso non è un tavolo di trattative per riuscire a portare a casa il massimo risultato di una lotta, ma il luogo in cui si declinano le linee politiche da tenere negli anni a venire. Ma ripetiamo: se va bene agli iscritti Cgil, buon per loro.
Ciò che più preoccupa è invece il vantaggio che Giorgia Meloni ha nell’intervenire in quel congresso: rappresenterà se stessa come una leader pacata e moderata, capace di ascoltare le “opposizioni sociali” (sic!) proprio nel momento in cui emerge tutta la crudeltà della propria maggioranza di governo.
Una bella operazione di “democratic-washing” quando ne aveva più necessità.
Per chi ogni giorno lotta e resiste nel mondo del lavoro, della solidarietà, nelle battaglie per i diritti sociali e civili, per chi paga sulla propria pelle le politiche di questo governo non ci sarà però alcun congresso che tenga.
Forse solo un briciolo di incredulità e una sensazione di surrealismo