BARI: VITTORIA PER LA DOCENTE
Il Tribunale di Bari da ragione a una docente, assistita dal Responsabile USB Scuola Puglia Giuseppe D’Ambrosio, a cui il Miur aveva imposto il trasferimento dalla Puglia al Lazio.
La docente di educazione artistica di Bari trasferita fuori regione aveva deciso di non subire l’ingiustizia ricevuta e manco a parlarne di andare nel Lazio perchè non voleva essere costretta a rinunciare al ruolo di docente e men che meno quello di madre e moglie. Per questo ha presentato ricorso per tramite l’avvocato Annalisa Ladisa del foro di Bari e del sindacalista Giuseppe D’Ambrosio Responsabile USB Scuola Puglia, vincendo su tutta la linea.
Un ricorso d’urgenza del 04/10/2016 che ordina al Miur di <<riesaminare la posizione della ricorrente sulla base dei criteri previsti per lo svolgimento della mobilità a livello legislativo, contrattuale e regolamentare, ai fini dell’assegnazione a una sede di servizio individuata sulla scorta di detti criteri e, comunque, nel rispetto del punteggio e dell’ordine di preferenza espresso>>. Il giudice del lavoro Angela Vernia per prima ha sentenziato, anche per la scuola secondaria, l’illegittimità del funzionamento del cosiddetto “algoritmo”, cioè il famigerato sistema informatico (o di chi ne ha fornito i criteri e/o le semplici “indicazioni”) che ha deciso la migrazione forzata di molti docenti dal Sud al Nord.
Dopo alcuni colleghi dei Tribunali di Trani e di Taranto, questo giudice illuminato, ha contribuito a fare della Puglia la regione che sta sgretolando, meglio demolendo, le operazioni assurde di quell’algoritmo del Miur che ha disposto la migrazione forzata anche in Italia dei docenti del Sud al Nord scrivendo la più brutta pagina della scuola italiana senza preoccuparsi delle assurdità e le difficoltà dei trasferimenti in zone così distanti da quelle della propria residenza. Ma tant’è questa è la tanto declamata “Buona Scuola”. Figuriamoci se non fosse stata “Buona” cosa sarebbe stata e cosa avrebbe prodotto?
Chi ha la responsabilità di tante oscenità dovrebbe seriamente riflettere, se ne ha la capacità, finora non dimostrata. Ma anche da molti altri, ivi compresi alcuni sedicenti rappresentanti dei lavoratori.
Va attribuito al Tribunale barese, il merito di aver scritto “un lieto fine” ad una vicenda di chiara ingiustizia; Giustizia che il Miur le aveva negato, anzi si può dire sbeffeggiata, con una secca e inaccettabile proposta di conciliazione nella stessa Regione Lazio, da un ambito ad un altro addirittura più disagevole. L’oscena proposta non poteva che meritare il rigetto della professoressa, assistita dal suddetto sindacalista Giuseppe D’Ambrosio Responsabile USB Scuola Puglia.
A quel punto non restava che rivolgersi alla Magistratura e presentare il ricorso, con la decisione ottenuta a tempi da record se si considera è stato depositato il 29 agosto scorso. La docente, dopo l’assunzione nel 2015, partecipò (come tutti) alle operazioni di mobilità in ambito nazionale per ottenere la sede definitiva. In base alle tabelle annesse alla norma dei trasferimenti e le sue esperienze professionali e dei titoli di servizio, le furono attribuiti 22 punti. Il 4 agosto, il Miur dispose l’assegnazione di sede in ambito nazionale e ciascun Ufficio Scolastico Territoriale pubblicò il relativo decreto con il bollettino contenente i docenti assegnati nella propria provincia con i punteggi attribuiti a ciascuno. Ma in tale bollettino la ricorrente non risultava inclusa e per di più, nell’assegnazione del 1° ambito richiesto, ossia <<Puglia Ambito 2>>, si è vista superare da altri colleghi con punteggi inferiori. Le tante anomalie hanno mosso la prof. a presentare ricorso e ieri è stata felicissima di ricevere dal suo avvocato copia del dispositivo che l’ha liberata dall’incubo di doversi trasferire in un’altra regione dicendosi <<contentissima di avere avuto giustizia>>. Una giustizia che il Miur le aveva pervicacemente negato anche con la proposta di conciliazione. <<Una proposta inaccettabile – afferma Annalisa Ladisa - perché si continuava a proporle il Lazio in ambito diverso>>, perché la prof. si era <<vista ledere il diritto all’ottenimento del posto tanto agognato>> dopo anni di sacrifici. Infatti l’algoritmo della discordia le avrebbe imposto di scegliere tra essere docente frustrata nei suoi affetti per non poter adempiere al suo ruolo di madre e di moglie.
Incubo finito per lei, ma c’è da scommettere che a decine o centinaia seguiranno il suo esempio di coraggio e di piena fiducia in una giustizia non sempre attenta e celere che giudici del lavoro come Angela Vernia ed altri magistrati illuminati si impegnano a riscattare anche rispetto a tanti luoghi comuni.
p. USB P.I. - SCUOLA PUGLIA
Giuseppe D’AMBROSIO