Acciaierie d’Italia taglia gli organici e vende la sicurezza dei lavoratori. Pla 2, Agl 2, Pca e Magazzini al collasso, mentre Bernabè sogna
Se non fosse triste realtà, potrebbe essere uno spunto per scrivere un kolossal: “Alla ricerca della sicurezza perduta". La storia si ripete soprattutto nei reparti Pla 2, Agl 2, Pca e Magazzini
Reparto Pla 2 (Treno Lamiere). In precedenza, grazie all'intervento dell’USB, è stata già interrotta la cattiva abitudine di accorpare più reparti, e affidarli alla gestione di preposti non competenti in materia di manutenzione. Con un esposto allo Spesal, siamo infatti riusciti a separare le mansioni di elettrici, meccanici e strumentazione, ed anche ad eliminare le doppie mansioni, con un puntuale verbale dell’Asl.
Ora però il Capo Area ing. Cordisco ci riprova e rasenta l'inverosimile: oltre ad accorpare le mansioni di Pronto Intervento in turno, meccanico, elettrico e strumentazione, assegna la loro gestione ad un preposto di esercizio, del reparto che si occupa del taglio piastroni sotto la gestione del caporeparto Impellizeri, completamente estraneo alle attività di manutenzione e per di più impegnato nella gestione delle sue attività di esercizio. Convinti che facendo firmare due fogli sotto il ricatto occupazionale, questi acquistino le competenze necessarie a fare lavorare in sicurezza i lavoratori di manutenzione. Come USB, crediamo che il mero risparmio economico a scapito della sicurezza di attività delicate come quella del Pronto Intervento, sia inaccettabile. Non accetteremo mai di barattare la salute e la sicurezza dei lavoratori con il risparmio economico, logica che ha già generato nel nostro Paese le più grandi tragedie sul lavoro.
Agl 2 (Agglomerato). Gli ultimi giorni dell’ing. Boero nel reparto non lasceranno certamente un ricordo positivo; in seguito a fermate degli impianti dovute a disservizi e a scarsa richiesta di produzione come conseguenza dei guasti sugli altoforni, si lavora a chiamata. I dipendenti vengono peraltro ripresi, quando non rispondono alle telefonate per rientrare a lavoro, pur non essendo prevista nel contratto dei metalmeccanici la disponibilità telefonica, se non accompagnata dalla reperibilità. Si continua ad attingere inoltre alla cassa integrazione su richiesta ferie con monte ore piuttosto ampio. Tutto ciò influisce sullo stato psico-fisico dei lavoratori che operano in fabbrica in condizioni tutt’altro che serene.
Pca (Produzione Calcare). Da quando gestiscono l’area l’ing. Francioso e il Caporeparto di Esercizio Minno, il reparto è al collasso: qui è accaduto che un lavoratore, che non ha superato il corso di formazione, è stato posto in cassa integrazione, qui i tecnici di manutenzione vengono messi in cassa senza soluzione di continuità mentre gli impianti cadono a pezzi, sempre qui i lavoratori vengono spremuti come limoni e agli stessi viene chiesto continuamente straordinario, per sopperire alle assenze volute dall’azienda. In Pca, come anche in Agglomerato, si chiede ai lavoratori di essere polifunzionali. Un’elasticità che, se in linea di principio va bene, non deve assolutamente essere portata all’esasperazione, in quanto è facile comprendere che ciascun dipendente è formato per ricoprire un preciso ruolo. Forzando il meccanismo, si va a sottoporre ad eccessivo e non previsto stress ciascun dipendente, chiamato inoltre a fare operazioni diverse da quelle che la sua mansione comporta.
Area Magazzini. Anche nell’area Magazzini, esclusi in maniera discriminatoria alcuni lavoratori che vedono le proprie mansioni affidate ad altri, caricati così in misura importante. In questo reparto sono cadute nel vuoto le segnalazioni fatte all’ing. Colucci e a Scalera.
Chiara l’intenzione di ridisegnare gli organici, riducendo al minimo il numero dei lavoratori presenti in azienda e rendendo polifunzionali coloro che restano. Riprova di questo l’eliminazione del Direttore delle aree Acciaierie ing. Ancona (non proprio vicino alla nostra organizzazione, in quanto più volte destinatario di nostre segnalazioni) allontanato nel momento in cui si è rifiutato di assecondare le richieste di questo tipo dell’azienda. Le istituzioni dovrebbero intervenire immediatamente, dal momento che questo voler tagliare al massimo le unità lavorative, puntando su pochi e mettendoli sotto pressione, significa esporre ancora una volta i dipendenti al rischio di infortuni anche mortali. La sicurezza in primis, ma anche lo stato psico-fisico dei lavoratori devono essere tutelati, organizzando finalmente in maniera razionale il lavoro all’interno della grande industria.
Alla luce di tutto ciò, fanno pensare a un bel sogno le dichiarazioni del presidente Bernabè sui rapporti con AM ormai rasserenati, sui conti del gruppo quasi in ordine e sul futuro di Taranto come polo dell'idrogeno. Ricordiamo che Bernabè non ha mai visitato i reparti, ma si è forse limitato a fare un giro in Direzione. In realtà non abbiamo neanche certezza di questo.
Esecutivo USB Taranto
Taranto 30-12-2021