Acciaierie d'Italia, il no della Procura di Taranto al dissequestro elimina ogni dubbio sulla necessità di aprire una discussione seria sul futuro
La decisione della Procura della Repubblica di Taranto, che ha dato parere negativo al dissequestro dell’area a caldo dell’ex Ilva chiesto dagli avvocati di Ilva in amministrazione straordinaria, dimostra che di fatto la situazione non è per niente migliorata rispetto alle condizioni del 2012, quando è scoppiata la vicenda giudiziaria. Una decisione che rimanda inoltre l’aumento della partecipazione pubblica al 60%, inizialmente previsto entro maggio.
A questo punto non è più rinviabile una convocazione da parte del Governo perché vengano affrontate, in sede ministeriale, le diverse questioni che convivono all’interno della grande vertenza Acciaierie d’Italia.
Il Governo apra una discussione per chiarire quali sono le prospettive future dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in As e dell’appalto con risorse che possano garantire un reddito dignitoso, quindi stabilità economica.
A proposito dell’appalto, vanno rilevate le solite problematiche derivanti dal consueto modus operandi posto in essere dalla committente; nel caso specifico della Peyrani Sud, società metalmeccanica operante all'interno dello stabilimento siderurgico con circa 100 dipendenti, Acciaierie d’Italia deve ben 10 milioni di euro, somma che consentirebbe all'azienda appaltatrice di pagare i propri creditori e portare avanti regolarmente la propria attività.
Il tessuto industriale locale continua a subire le ripercussioni di una gestione priva di logica e capace solo di generare ancora più disoccupazione e incertezza tra i lavoratori dell'indotto.
Delle ultime ore, inoltre, la decisione di tutto il fronte sindacale di chiedere un incontro urgente al Prefetto di Taranto, anche alla luce dell’importante partecipazione dei lavoratori alla manifestazione tenutasi il 6 maggio.
Franco Rizzo
Coordinatore provinciale Usb Taranto